In questo articolo approfondiremo il tema della solitudine e della paura che spesso viene ad essa collegata.
Partendo dal significato della parola solitudine e dalla sua etimologia, è interessante notare come questa derivi dal latino “solus” (solo), che ha una radice in comune con “sollus” (intero, completo), “salvus” (salvo, sano, non ferito) e “solidus” (solido).
Vien da sé dunque che l’accezione negativa di “separazione e distacco dagli altri” che gli attribuiamo oggi, in origine non era contemplata.
Ma allora perché la sola idea di rimanere soli, spesso spaventa al punto tale da diventare una vera e propria fobia? Scopriamolo insieme.
Da dove nasce la paura della solitudine?
Sebbene ogni storia sia a sé e dunque sarebbe non solo riduttivo ma anche errato rintracciare una causa scatenante comune e universale, la nostra storia personale gioca sicuramente un ruolo importante nella formazione di tale paura.
Fin dalla nascita noi veniamo inseriti in un sistema relazionale, quello della nostra famiglia di origine, che ci influenza e ci forma.
Fin da subito siamo dunque chiamati a relazionarci con gli altri, ad apprendere come instaurare relazioni significative e soprattutto a vederci in relazione all’altro. Tali relazioni, definite primarie, eserciteranno un’influenza profonda su tutte le relazioni successive, anche quelle che prenderanno vita nell’età adulta, ragion per cui il modo in cui le relazioni primarie prendono vita, la loro natura e il modo in cui noi le elaboriamo, sono tutti fattori da tenere in considerazione per comprendere le origini della paura della solitudine.
Spesso infatti dietro l’attuale paura di rimanere soli c’è una storia caratterizzata da abbandoni, solitudine e ferite emotive antiche che non essendo state curate adeguatamente in passato continuano ad influenzare negativamente il presente e il futuro.
Monofobia: quando la paura si trasforma in fobia
Quando la paura di rimanere soli viene vissuta in maniera persistente e soprattutto vincolante per il normale svolgimento delle attività quotidiane, si può parlare di fobia e più nello specifico di monofobia (in quanto l’oggetto della paura è una singola situazione: il rimanere soli).
Sebbene infatti non sia una diagnosi ufficiale in quanto non presente nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la paura ossessiva e irrazionale di rimanere soli, rientra nella categoria più generica delle fobie specifiche.
L’ansia è uno dei disturbi maggiormente correlato alla monofobia, così come l’ansia nella sua forma più forte e violenta: l’attacco di panico.
Una persona che ha questa fobia non è detto che debba essere fisicamente sola per sperimentare i sintomi, infatti anche la sola idea di rimanere soli a casa, di trascorrere del tempo senza qualcuno vicino o di venire lasciati dalle persone più care, può far scaturire sentimenti di sofferenza, paura, confusione mentale e ansia. Spesso inoltre, proprio per evitare di sfociare in tali sentimenti, chi soffre di monofobia tende a mettere in atto comportamenti volti ad evitare la solitudine cercando di trovare continuamente compagnia o trattenendo a sé, a tutti i costi, le persone.
Tale fobia ha dunque ripercussioni importanti non solo a livello personale ma anche a livello relazionale. Farsi condizionare da questa paura nella scelta di chi avere vicino, o al contrario non riuscire a separarsi da qualcuno a causa di questa, può avere come risultati quello di ritrovarsi incastrati in dipendenze relazionali e/o in legami affettivi non sinceri.
Affrontare la paura della solitudine: 4 consigli pratici
- Cambia prospettiva per coglierne gli aspetti positivi: “da che punto guardi il mondo tutto dipende”, diceva così il ritornello di una famosa canzone ed è esattamente quello che devi ripeterti tu, (se preferisci anche canticchiandotelo). Se fino ad ora hai guardato la solitudine con le lenti della sofferenza probabilmente sporche di eventi passati che ti fanno ancora stare male, inizia ad indossarne un altro paio, nuove, pulite e in grado di farti vedere ciò che c’è oltre la tua paura e la tua sofferenza. Restare del tempo da soli può rivelarsi in realtà un dono prezioso, in quanto ti consente di avvicinarti a te e dedicarti tutte quelle attenzioni e quelle premure che fino ad ora hai rivolto alle altre persone.
- “Come quella volta che..”: dal momento che la paura della solitudine è spesso correlata ad una bassa autostima, inizia a lavorare su di questa andandola man mano ad incrementare. Come? Può essere utile inizialmente appuntarti sulle note del telefono o se preferisci su un’agenda, una lista contenente tutte le volte che sei riuscita a fare qualcosa da sola. Una volta creata potrai utilizzare questa lista sia come promemoria del tuo valore e sia come “sfida personale”, ponendoti come obiettivo quello di aumentare man mano le cose da inserirvi.
- Punta alla qualità non alla quantità!: Questo vale sia per il tempo da dedicarti che per le persone che scegli di avere vicino. Per il tempo: non partire subito in quinta, ponendoti tanti grandi obbiettivi (che inevitabilmente non verranno realizzati), poniti piuttosto piccoli obiettivi costanti (scegli tu se quotidiani, settimanali, mensili) che man mano andrai ad incrementare. Ad esempio, piuttosto che porti subito come obiettivo l’andare a cena sola in settimana, poniti il riuscire a fare almeno una passeggiata sola. Per le persone: pensa a quante volte sei stata circondata da tante persone ma ti sei comunque sentita sola e chiediti se ne vale la pena continuare a investire tempo, risorse e energie per mantenere intorno a te una rete di persone “cuscinetto” che in realtà però non riescono a sostenerti.
- Chiedi aiuto ad un professionista della salute mentale: come abbiamo letto nell’articolo, spesso il problema non risiede nella solitudine percepita nel presente quanto nella solitudine percepita nel passato. Nelle ferite emotive e relazionali antiche non adeguatamente curate che bruciano ancora al punto tale da compromettere i nostri vissuti, i nostri pensieri, le nostre scelte. Con l’aiuto di un professionista potrai comprendere realmente cosa si cela dietro a questa tua paura, potrai ricercare e attribuirgli nuovi significati, potrai liberarti dai “mostri del passato” e uscire dalla situazione di blocco e sofferenza in cui ti ritrovi. Ricordati che un rapporto basato sulla paura non può che essere destinato all’infelicità e ad un perenne senso di incompletezza e questo vale tanto per i rapporti con gli altri, quanto per il rapporto che hai con te stess*.